Roma - Su pescherecci e barchini, nelle ultime ventiquattro ore 822 migranti sono sbarcati sulle coste siciliane. Altri 85 invece arriveranno nelle prossime ore al porto di Taranto a bordo della Geo Barents di Medici Senza Frontiere ed è proprio su quest'ultimo sbarco che si accendono i riflettori con l'incognita delle sanzioni: la nave è la prima prima di una Ong ad aver operato un salvataggio dopo l'approvazione del cosiddetto decreto sulle Organizzazioni non governative, adesso in vigore, che stabilisce un nuovo codice di condotta sulle attività di salvataggio in mare da parte di queste ultime. Sul provvedimento è tornata in queste ore la premier, Giorgia Meloni, che su Instagram scrive: "è finita l'Italia che si accanisce con chi rispetta le regole e fa finta di non vedere chi le viola sistematicamente". Il diritto internazionale - ha commentato la presidente del Consiglio - "non prevede che ci sia qualcuno che può fare il traghetto nel Mediterraneo o in qualsiasi altro mare e fare la spola per trasferire gente da una nazione all'altra".

Nel caso di violazione delle norme introdotte dal provvedimento, sono previste multe fino a 50mila euro, oltre al sequestro o anche la confisca in caso di reiterazione. Tra le "condizioni" dettate dal decreto c'è quella di "avviare tempestivamente iniziative volte a informare le persone prese a bordo della possibilità di richiedere la protezione internazionale e, in caso di interesse, a raccogliere i dati rilevanti da mettere a disposizione delle autorità": un modo per poter indirizzare la domanda di ospitalità direttamente al Paese di cui la nave batte bandiera. La prima imbarcazione di una Ong ad attraccare con il decreto in vigore è la Geo Barents di Medici Senza Frontiere, che ha effettuato un primo salvataggio su richiesta del Coordinamento del soccorso marittimo, recuperando 41 persone per poi farne salire altre 44 in un successivo trasbordo da una nave mercantile, sempre su richiesta delle autorità italiane. La Geo Barents si era poi diretta verso un'ulteriore meta di soccorso dopo la segnalazione da parte di Alarm Phone di un'imbarcazione in pericolo, ma non avrebbe trovato imbarcazioni né eventuali naufraghi. "Come abbiamo sempre fatto, il team di Msf a bordo ha dato ai sopravvissuti tutti materiali dell'Unhcr per fare domanda d'asilo", spiega l'organizzazione umanitaria. Nelle prossime ore la nave sarà al porto di Taranto.

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Fra quanti scenderanno nella città pugliese, anche i testimoni di scene agghiaccianti: "Un ragazzo ci ha raccontato di aver visto con i propri occhi persone essere uccise davanti a lui perché non avevano abbastanza soldi per pagare il viaggio", ha detto Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi a bordo della Geo Barents, sottolineando che "questa è la realtà di quello che avviene in Libia, di quello che avviene nel Mediterraneo centrale in cui ogni momento è importante tra la vita e la morte". Altri salvataggi sono stati effettuati nell'arco di poche ore al largo della Sicilia, dove un peschereccio con a bordo circa 546 migranti è stato intercettato e soccorso da motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza a circa 26 miglia dalle coste di Siracusa. I naufraghi sono stati fatti trasbordare sui mezzi navali italiani e trasferiti nei porti di Messina (196), Catania (198) e Roccella Ionica (152). A distanza di circa due ore, dopo un'operazione di soccorso in mare compiuta a circa 20 miglia di distanza dalla costa ionica reggina dalla Guardia di finanza, nello scalo marittimo roccellese sono giunti altri 78 profughi. Altri arrivi si erano verificati a Lampedusa poco prima: in 198 sono sbarcati a Lampedusa e a soccorrere cinque barchini sono state ancora le motovedette italiane. L'hotspot dell'isola resta sovraccarico e sono stati disposti almeno duecento trasferimenti. Non ci sono solo rotte del Mediterraneo. Un aumento esponenziale degli ingressi di migranti alla sola frontiera di Trieste, dai 1.194 degli ultimi tre mesi del 2021 ai 5.690 dello stesso periodo relativo al 2022, secondo i dati diffusi dal Prefetto di Trieste. I numeri comprendono i rintracci di immigrati entrati illegalmente in Italia e coloro che si sono presentati spontaneamente alle forze dell'ordine una volta entrati nel territorio nazionale.

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Intanto da Bruxelles arrivano notizie che il nuovo patto sulla Migrazione e l'Asilo non si concretizzerà certamente nei prossimi sei mesi. E, salvo colpi di scena, non vedrà la luce prima dell'inizio del 2024. Alle prime battute la presidenza svedese dell'Ue, che terrà le redini delle attività europee da qui alla fine di giugno, lancia un macigno sulle speranze di chi auspicava una svolta a 360 gradi sull'immigrazione. Il dossier è tornato prepotentemente in cima all'agenda brussellese ed è tra le priorità del governo italiano. Eppure, l'avvertimento lanciato sul Financial Times dall'ambasciatore svedese in Ue, Lars Danielsson, non ha innescato alcuna reazione veemente da parte di Roma. "La sua non è una posizione contro uno Stato membro specifico, il dossier della riforma strutturale dell'asilo è molto complesso", ha sottolineato il ministro per gli Affari europei, la Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Non è un caso che a, parlare, sia stato proprio Fitto. L'ex europarlamentare conosce bene gli ingranaggi dell'Ue e nello scontro con la Francia sui migranti dell'autunno scorso, pur ribadendo le posizioni del governo Meloni, ha spesso cercato di abbassare la temperatura della tensione. Il tackle svedese sul dossier immigrazione, in Italia, non è passato inosservato. Per un motivo innanzitutto: il governo di Stoccolma, presieduto dal moderato Ulf Kristersson si regge anche sull'appoggio esterno del partito sovranista Svedesi Democratici, il secondo più ampio nel Parlamento svedese. Partito che, in Europa, siede nel gruppo dei Conservatori e Riformisti, lo stesso di Fdi. A diversi esponenti dell'opposizione in Italia, l'avvertimento della presidenza svedese è parso, per dirla come la deputata di Azione-Iv Daniela Ruffino, "una lezione di sovranismo ai sovranisti". "A fare i sovranisti trovi sempre qualcuno più sovranista, che difende solo gli interessi del proprio Paese", ha rincarato la dose il Dem ed ex ministro per gli Affari Ue Enzo Amendola. Per Fitto, tuttavia, le parole di Danielsson al quotidiano britannico "non possono in alcun modo essere strumentalizzate politicamente a livello nazionale". E lo stesso Danielsson, soffermandosi sulla possibile influenza dei Democratici Svedesi sulle scelte di Stoccolma nel semestre di presidenza ha spiegato come "probabilmente ci sono argomenti tabù per loro ma io ricevo istruzioni dal governo". Nel quale non figurano ministri sovranisti.

A prescindere dalle parole del diplomatico svedese, il dossier migranti, tuttavia, non sembra essere per ora in cima alle priorità della presidenza di Stoccolma, dove invece campeggiano la questione sicurezza (con l'Ucraina in primo piano), la competitività, le transizioni verdi ed energetiche, i valori democratici e lo Stato di diritto. Delle priorità della presidenza se ne parlerà il 12 e 13 gennaio, nella riunione a Kiruna tra il governo svedese e i commissari europei. Ma un dato va aggiunto: la Svezia, tradizionalmente, sulla questione immigrazione ha avuto posizioni più vicine ai falchi del Nord che ai Paesi Med. Il rischio è che per Roma la strada sia in salita almeno fino a luglio, quando alla Svezia subentrerà la presidenza spagnola. Il dossier, tuttavia, resta caldissimo e sarà al centro del Consiglio europeo straordinario convocato il 9 e 10 febbraio. In vista del summit dei leader, l'obiettivo dell'Italia è accelerare su una distribuzione più organica e automatica dei migranti che sbarcano nei Paesi di primo approdo. "Non è nostro interesse né tantomeno nostra intenzione accettare un compromesso al ribasso anzi, a differenza di come è stato fatto in passato, difenderemo gli interessi nazionali senza alcun arretramento", ha precisato Fitto, che la settimana prossima si recherà a Stoccolma per incontrare la sua omologa svedese Jessika Roswall. Il tema migranti era e resta tra i più divisivi nell'Ue. Ma, d'altro canto, la riforma del Regolamento di Dublino, nei piani di Ursula von der Leyen, sarebbe una delle chiusure più felici del suo mandato a capo della Commissione. 

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