L'Europa vede andare in fumo in soli 7 mesi un territorio grande quasi quanto l'Italia mentre il Canada ha registrato 11.598 incendi (7 volte la media degli anni precedenti) responsabili anche di un record di emissioni di gas serra. Sono alcuni dei segni più tangibili della crisi climatica, in Italia è bruciato l'equivalente del lago di Bracciano, che però si manifesta anche attraverso alluvioni a frane - proprio oggi uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche segnala che le piogge del 15 settembre 2022 avrebbero causato ben 1700 frane - mentre i ghiacci continuano ad arretrare senza sosta, come il grande ghiacciaio Nioghalvfjerdsbrae in Groenlandia che si assottiglia ogni anno di 38 metri l'anno. In queste settimane gli incendi hanno devastato ampie aree della fascia mediterranea, oltre l'Italia anche Grecia, Spagna, Tunisia, Portogallo e Algeria, e da mesi colpiscono senza sosta ampie regioni del Canada. Eventi che sono monitorati anche dallo spazio da dove, grazie anche a satelliti come Sentinel 3 capaci di rilevare come un termometro la temperatura della superfice terrestre, è possibile realizzare mappe dettagliate disponibili dal 2019 nell'Atlante Mondiale degli Incendi.

I dati relativi al 2023 indicano che anche se per l'Italia non è il peggiore anno dal punto di vista degli incendi (nel 2007 e 2021 la situazione è stata molto peggiore), la situazione è comunque molto preoccupante in quanto con i 53mila ettari bruciati nei primi 7 mesi abbiamo già raggiunto l'estensione media (calcolata tra il 2006 e il 2022) relativa a un intero anno. Il tutto avendo davanti ancora due mesi tradizionalmente a rischio. Oltre il 90% degli incendi è avvenuto nelle ultime 2 settimane di luglio, un totale di 169 focolai registrati dal 1 gennaio che hanno immesso nell'atmosfera 60mila tonnellate di monossido di carbonio e 1.400 tonnellate di CO2.  Ma il fenomeno colpisce tutto il continente: ben 235mila ettari di territorio bruciato, poco meno dell'estensione dell'Italia, dovuti a oltre 1000 focolai.

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A livello globale il più colpito in questo 2023 è certamente il Canada con 10 milioni di ettari andati in fumo, dovuti agli 11.598 distinti focolai apparsi nei primi 7 mesi dell'anno. Un aumento del 705% rispetto agli incendi rilevati nello stesso periodo dei sei anni precedenti. Incendi che si sono sviluppati da maggio anche in zone all'interno del Circolo polare e che hanno provocato emissioni record stimate in 290 milioni di tonnellate (composte da un mix di gas di vario tipo, come metano, CO2 e monossido di carbonio), oltre il doppio del precedente record del 2014. Ma come dimostrato dalle violente piogge e grandinate che nelle ultime settimane hanno colpito il nord Italia la crisi climatica si fa sentire in molte forme. Eventi estremi sempre più frequenti che creano danni all'intero territorio: è il caso delle violente piogge, ben 419 millimetri in appena 9 ore, che il 15 settembre 2022 colpirono Marche e Umbria provocando 12 vittime e danni per 2 miliardi di euro. Il lavoro appena pubblicato sulla rivista Scientific Data da un gruppo di ricerca dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche di Perugia ha permesso di identificare 1.700 frane che si innescarono per quelle piogge.

Certamente uno degli effetti più evidenti del riscaldamento globale è quello che riguarda i grandi ghiacciai che si ritirano a ritmi altissimi come dimostra l'analisi del Nioghalvfjerdsbrae, in Groenlandia, che si è assottigliato del 42% dal 1998, perdendo ogni anno 38 metri di spessore. I ricercatori guidati da Ole Zeising, dell'Istituto Alfred Wegener presso il Centro Helmholtz per la ricerca polare e marina in Germania, hanno verificato che solo una parte dello scioglimento è visibile in superficie perché buona parte dell'acqua scivola via dalla base del ghiacciaio dove i dati radar hanno messo in luce la presenza di un grande canale alto 500 metri e largo 1000 che porta l'acqua di scioglimento direttamente in mare. Preoccupazione registrata anche dai dati di estensione dei ghiacci artici che continuano a essere vicini ai minimi storici, e ben 1,3 milioni di chilometri quadri sotto alla superfice media che si registrava negli stessi periodi tra il 1981-2010.