Roma - Abitudine o necessità ma comunque un costume difficile da cambiare: in Italia ancora l'82% di chi cerca lavoro si rivolge ad amici e parenti. E' quanto risulta dai dati più aggiornati di Eurostat, relativi al terzo trimestre del 2017, un dato lievemente in calo ma di poco e soprattutto lontani dal 74% del 2007, prima della crisi economica. Se si guarda agli altri Paesi Ue i numeri sono molto più bassi, in Germania (38,1%) e nel Regno Unito (45,1%) mentre la Francia raggiunge il 61,9%. La media dell'Ue a 28 (ma riferita al secondo trimestre, ultimo dato disponibile) è al 68,9%.

"Un dato storico del nostro Paese, che ha sempre avuto questa caratteristica", commenta il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, "ma i numeri ci dicono che è in riduzione, ed è il migliore rispetto al 2012. Quindi è ancora troppo lento, bisogna fare di più, ma la direzione è quella giusta". In Italia inoltre c'è ancora grande sfiducia nella possibilità che gli uffici pubblici possano aiutare nella ricerca del lavoro. Nonostante il Jobs act abbia puntato sulle politiche attive e la ricollocazione dei disoccupati come elemento fondante della riforma c'è ancora scarsa fiducia sulla possibilità di ottenere risultati positivi. Nel terzo trimestre 2017 - secondo le tabelle Eurostat sui modi con i quali si cerca lavoro -, se resta superiore all'80% la quota di coloro che si rivolgono a parenti amici, è appena al 25% la percentuale di chi cerca lavoro bussando a un ufficio pubblico.

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Il dato è il peggiore in Ue anche se migliora rispetto al secondo trimestre (23,5%). Siamo comunque a grande distanza dalla Germania (73,4%) e dalla Francia (55,7%) mentre il Regno Unito è al 33,9%. Ancora peggiore è il risultato delle agenzie per il lavoro private con appena il 14,4% di chi cerca lavoro che dichiara di rivolgersi al privato (in crescita dal 13,8% del secondo trimestre) a fronte del 32,9% della Francia e del 21% del Regno Unito. In Germania la percentuale è al 12,7%.

Anche i giornali e la rete non sono di grande aiuto. Infatti chi cerca occupazione in Italia studia con attenzione le offerte di lavoro sui giornali e la rete (62,9%), sostanzialmente in linea con l'Ue a 28, ma poi non li utilizza: solo il 28,6% infatti dichiara di aver risposto ad un annuncio o averlo pubblicato a fronte del 54,1% in Germania, il 46,3% in Francia e il 62,7% nel Regno Unito. La media Ue, sempre riferita al secondo trimestre, ultimo dato disponibile, è al 41,9% mentre è al 62,9% quella di chi dichiara di "studiare" gli annunci. E' invece al 24,5% in Italia la quota di chi cerca lavoro tramite concorsi, test e esami, molto più alto di quello tedesco (13,6%). Resta alta invece la percentuale delle candidature dirette alle imprese: in Italia è del 64,8%, un dato molto più alto di quello di Germania (20,5%), Francia (54,4%) e Regno Unito.

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