Bruxelles - Un accordo di libero scambio di portata storica che non solo spalanca le porte del mercato nipponico all'export Ue - e in particolare a quello agroalimentare italiano - ma lancia anche un chiaro segnale contro la politica protezionistica degli Usa di Donald Trump. Queste le principali caratteristiche dell'intesa sottoscritta a Tokyo dall'Ue e dal Giappone dopo anni di negoziati. A firmare l'accordo sono stati i presidenti di Consiglio e Commissione Ue, Donald Tusk e Jean-Claude Juncker, e il premier giapponese Shinzo Abe. Il Jefta (Japan-Eu free trade agreement) prevede l'abolizione reciproca di tariffe e barriere doganali in un'area abitata da 600 milioni di consumatori che rappresenta ben un terzo del Pil mondiale. Ma in un momento in cui si assiste al risorgere di spinte verso l'unilateralismo, è anche e soprattutto una risposta politica forte in controtendenza rispetto alla guerra commerciale innescata da Washington, dove Juncker sarà il 25 luglio per discutere con Trump di dazi e sanzioni. "Con il più grande accordo sul commercio mai siglato a livello bilaterale - ha detto Tusk in occasione della cerimonia svoltasi nella capitale del Paese del Sol Levante - facciamo fronte comune contro il protezionismo". L'intesa, gli ha fatto eco Abe, "mostra la volontà politica di Giappone e Ue di essere i 'campioni' del libero scambio e di guidare il mondo in questa direzione". "Non c'è protezione nel protezionismo", ha ammonito dal canto suo Juncker. E non è certo un caso se Tusk e Juncker hanno siglato il Jefta subito dopo la loro tappa a Pechino e prima dell'appuntamento di Washington.

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L'accordo, su cui si è cominciato a negoziare nel 2013, potrebbe entrare in vigore già nel 2019 dopo la sua ratifica da parte del Parlamento europeo e di quello nipponico (diversamente dal Ceta non saranno necessarie le ratifiche dei parlamenti nazionali dei Paesi Ue). Con l'intesa il Giappone si è impegnato tra l'altro a riconoscere oltre 200 indicazioni geografiche protette (Igp) Ue - tra cui 45 italiane - e a eliminare qualsiasi barriera tariffaria nei confronti dell'85% dei prodotti agroalimentari europei. Secondo le stime di Bruxelles, l'export di beni e servizi Ue verso il Giappone, che già oggi vale 86 miliardi di euro, grazie al Jefta è destinato a crescere del 13%. Ancora più consistenti gli aumenti previsti per le esportazioni di prodotti alimentari lavorati (51%) e di prodotti lattiero-caseari (più 215%). Tutte di segno positivo le prime reazioni delle organizzazioni agroalimentari italiane e non solo. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha sottolineato che l'accordo "ci aiuta a ridurre gli effetti negativi del protezionismo". L'intesa è stata accolta sostanzialmente con favore dagli industriali delle carni e salumi dell'Assica, da Agrinsieme e dalla Confederazione agricola e agroalimentare Agri. Prosegue intanto il confronto sul Ceta, l'accordo di libero scambio tra Ue e Canada contestato fortemente dal vicepremier Luigi Di Maio e dalla Coldiretti. Oggi il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio ha tenuto a chiarire che la sua posizione sarà condizionata "solo dai numeri" che indicheranno se il Ceta sia utile o meno all'Italia. Mentre la Cna ha lanciato un appello a Di Maio affinché il nostro Paese ratifichi l'intesa.

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