Roma - Dilemma italiano sul Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), il trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea entrato in vigore in modo provvisorio il 21 settembre 2017, e ora in fase di ratifica da parte dei Paesi membri Ue. Iter finora portato a termine da una decina di Paesi. Per ora non ci sono "dati concreti per cambiare idea" a favore del Ceta, ma non c'è neanche una "idea preconcetta" sull'accordo commerciale con il Canada, anche perché "solo gli stupidi non cambiano idea". Non ci sarà quindi un voto imminente in Aula sulla sua ratifica: la priorità è ora "prendere una posizione ragionata e la più obiettiva possibile". Con queste considerazioni il ministro dell'agricoltura Gian Marco Centinaio ha concordato con il commissario Ue Phil Hogan, che lo ha annunciato, uno studio sull'impatto del Ceta sui produttori agroalimentari italiani. Insomma non c'è fretta di decidere, come chiedono anche molte delle associazioni di categoria tra cui Federdoc, Aicig ma anche Agrinsieme, mentre Coldiretti continua a insistere sugli effetti negativi dell'intesa commerciale.

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"Vogliamo capire se realmente il Ceta è vantaggioso per il nostro Paese, ad oggi ci sembra di no", anche perché "il problema è che fino ad oggi nessuno mi ha fatto cambiare idea, nessuno mi ha dato dei dati concreti" per farlo, ha affermato Centinaio a margine del Consiglio Ue agricoltura. Uno dei nodi sono il limitato numero di Igp e Dop protette dall'accordo, 41 sulle 249 che ha l'Italia. Si tratta però di una fetta molto sostanziosa delle 143 indicazioni di origine complessive per la prima volta protette dal Ceta, relative ai prodotti più conosciuti e consumati all'estero. "Ce ne sono circa 200 fuori, vediamo se queste sono tutte locali" oppure "se ce ne sono alcune che possono essere tutelate" anche a livello internazionale, ha spiegato il ministro. In realtà, come previsto dagli accordi di libero scambio che hanno una lista di prodotti con indicazione di origine tutelati, questa almeno tecnicamente resta sempre aperta a eventuali modifiche o aggiunte. L'accordo con il Canada prevede 143 prodotti ed è già stato finalizzato, ma "c'è una procedura che permette di aggiungere altri prodotti in futuro" se c'è un'intesa con i canadesi, hanno ricordato fonti Ue.  Altro nodo sono le valutazioni contrastanti dell'impatto dell'applicazione provvisoria del Ceta sull'export del 'made in Italy'. Secondo i consorzi dei vini a denominazione di Federdoc, "serve tempo" per capirlo ma ci sono già segnali positivi con una crescita del 9% in valore confermato nel primo trimestre, mentre Coldiretti sostiene che ci sia stato un calo su anno del 4% delle esportazioni di bottiglie italiane in Canada nel primo trimestre. Anche per questo i consorzi delle indicazioni geografiche di Aicig chiedono "un tavolo tecnico nazionale" per "formulare un giudizio completo, obiettivo" sul Ceta. Agrinsieme, che raccoglie Cia, Confagricoltura, Copagri e cooperative, avverte chiaramente che "la mancata ratifica del Ceta sarebbe un clamoroso autogol".  La valutazione che faranno "nei prossimi mesi" la Direzione generale Agricoltura e quella Commercio della Commissione Ue aiuterà dunque a fare ulteriore luce. "Non mi sembra che neanche gli altri Paesi abbiano tutta questa fretta di approvare il Ceta, non vedo perché dovremmo avercela noi", spiega Centinaio. Nessun problema invece per l'accordo commerciale Ue-Giappone che sarà firmato domani a Tokyo: per il ministro, "vediamo più tutelata l'agricoltura italiana rispetto al Ceta".

''Il Ceta dovrà arrivare in aula per la ratifica e questa maggioranza lo respingerà'', aveva detto la scorsa settimana il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, intervenuto all'assemblea nazionale di Coldiretti, organizzazione agricola da sempre contraria al Ceta. Non solo. "Se anche uno solo dei funzionari italiani che rappresentano l'Italia all'estero continuerà a difendere trattati scellerati come il Ceta, sarà rimosso", ha aggiunto il leader M5S di fronte alle polemiche della confederazione agricola dopo il parere favorevole al Ceta espresso da un funzionario pubblico a Toronto in una intervista.

Coldiretti lamenta un freno delle esportazioni delle nostre eccellenze casearie Dop e una nuova impennata dell'italian sounding. Secondo una elaborazione Coldiretti su dati Istat, le esportazioni di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano in Canada ''sono diminuite in valore dell'10% nel primo trimestre del 2018, in controtendenza all'aumento registrato sugli altri mercati internazionali''. In Canada ''ad aumentare - ha lamentato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - è stata solo la falsificazione dei formaggi italiani: nei primi tre mesi dell'anno sono stati prodotti in Canada 3 milioni di chili di Parmesan, 2,3 milioni di ricotta locale, 970mila chili di Provolone taroccato, senza dimenticare i 36,1 milioni di chili di mozzarella e 8mila chili di un formaggio Friulano, che non ha nulla a che vedere con la regione del nostro Nord-Est''. Secondo il presidente del Consorzio di tutela del Parmigiano Nicola Bertinelli, al debutto a Palazzo Rospigliosi in qualità di presidente di Coldiretti Parma, ''gli accordi di libero scambio servono all'export agroalimentare made in Italy. Inizialmente - ha però aggiunto - il Ceta sembrava rappresentare per i formaggi a denominazione un aumento delle quote esportabili, ma queste quote andavano meglio gestite. Senza gestione, la tutela diminuisce e si amplia la presenza di imitazioni e Parmesan''.

Per il ministro dell'economia Giovanni Tria ''è sempre bene avere degli accordi commerciali''. Tuttavia, ammette, deve studiare dossier e in genere ''il diavolo sta nei dettagli''. Intanto a Bruxelles, l'Europa non commenta la posizione espressa da Di Maio, ma la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem ha recentemente evidenziato la bontà dell'accordo per l'Italia alla luce delle esportazioni italiane in Canada che, ha precisato, sono aumentate dell'8% dallo scorso settembre. Non ratificare il Ceta sarebbe dunque "un grave errore", conclude il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.

''Il Ceta è vantaggioso per l'Italia perché ci consente di andare con i nostri prodotti su un mercato dove l'Italian sounding fa affari da miliardi'', ha commentato il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani nel suo discorso all'Assemblea di Confagricoltura guidata dal presidente Massimiliano Giansanti, a Bruxelles. ''Non recepire l'accordo di libero scambio con il Canada - ha detto Tajani - significherebbe forse accontentare una nicchia, ma nuocerebbe alla maggioranza del settore agroalimentare in generale, ed in particolare alle industrie con forte radicamento al Sud come quella della pasta'. Aggiungendo anche: ''L'Italia in Canada potrebbe fare affari straordinari, c'e' un mercato che attende prodotti di qualita' e se non lo 'invadiamo' noi altri lo faranno al posto nostro''. Le politiche agricole e commerciali - ha concluso il presidente del Parlamento europeo - "devono pensare all'interesse nazionale non ad una categoria specifica. Guardate le quote latte, il problema non è stato Bruxelles ma nazionale. Bisogna vigilare sull'interesse nazionale nell'ambito dell'interesse europeo".

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