Bruxelles - Sono state 46.796 le vite salvate dalle Organizzazioni non governative nel Mediterraneo centrale nel 2016, il 133% in più rispetto all'anno precedente, quando le persone recuperate in mare erano state 20.063. A dirlo è la Guardia Costiera italiana. Nel 2016, sono state 1.424 le operazioni di soccorso guidate dalle Ong, il 52% in più rispetto al 2015. Nel 2016, quindi, le ong hanno contribuito a salvare circa un quarto di tutti i migranti recuperati (178.415)

L'azione dei soccorritori nel Mediterraneo centrale si è fatta sempre più intensa negli ultimi anni, con l'aggravarsi della crisi migratoria. Dal 2012 a oggi, la distanza dalle coste libiche dei punti di intercetto per i salvataggi è sensibilmente diminuita: le imbarcazioni di salvataggio delle ong si spingono oggi fino al limite delle acque territoriali, a 12 miglia (22,2 km).

Le ong attualmente operative sulla rotta che porta i migranti dalle coste della Libia a quelle italiane sono 10, di diverse nazionalità: Moas (Malta), Sea-Watch (Germania), SOS Méditerannée (Francia-Germania-Italia), Sea Eye (Germania), Medici Senza Frontiere con la nave Prudence, Proactiva Open Arms (Spagna), Life Boat (Germania), Jugend Retted (Germania), Boat Refugee (Olanda), e Save The Children con la nave Vos Hestia.

Il dibattito sul lavoro delle ong è al centro di un importante dibattito a Bruxelles: secondo Frontex è pertinente dare un codice di condotta alle ong, ma Amnesty ribatte che il regolamento potrebbe compromettere le operazioni e mettere a rischio migliaia vite.

I porti italiani maggiormente interessati dagli sbarchi di migranti alla metà del luglio 2017 sono stati Augusta, Catania, Pozzallo e Reggio Calabria.

A dare l'idea della difficoltà delle operazioni di salvataggio delle ong al largo della Libia ci sono i numeri del Rapporto sull'attività di ricerca e soccorso (Sar) della Guardia Costiera. Su un totale di 638 chiamate di soccorso effettuate con i telefoni satellitari nel Mediterraneo centrale del 2016, soltanto lo 0,8% è arrivato direttamente alle Organizzazioni non governative. Sono le ong, però, ad aver avvistato per prime il 30,3% dei 786 tra barconi, gommoni e piccole imbarcazioni salpate dalla Libia senza satellitari e, dunque, senza la possibilità di dare l'allarme.

Dall'inizio dell'anno ad aprile del 2017 sono state soccorse circa 36mila persone in 315 interventi di soccorso, coordinati dal Maritime Rescue Coordination Centre (Mrcc), la centrale operativa della Guardia Costiera che da Roma coordina tutti gli interventi.

"Nel 2016 - dice il rapporto - si è assistito, nel Mediterraneo centrale, ad un consistente aumento della presenza di unità Ong, con l'obiettivo di concorrere alle operazioni Sar". Un incremento che ha dato i suoi frutti soprattutto nei mesi di giugno, luglio e ottobre, quando le organizzazioni hanno recuperato circa 25mila migranti.

Nel documento, la Guardia Costiera indica  i fattori che hanno portato ad un "netto peggioramento delle condizioni di sicurezza" per i migranti che partono dalla Libia. Innanzitutto la drastica riduzione della presenza a bordo di telefoni satellitari (dei 938 interventi Sar del 2015, 747, vale a dire l'80%, sono scattati proprio in seguito ad una chiamata, mentre nel 2016 la percentuale si è fermata al 45%), che determina una maggiore difficoltà per chi deve cercare i migranti e, soprattutto, un maggiore pericolo per chi è a bordo di barconi e gommoni. Ad aumentare i rischi, anche l'aumento delle partenze di notte e con il mare molto mosso, il maggior numero di migranti sui gommoni, (da una media di 103 a bordo nel 2015 si è passati a 122 nel 2016, con un +18%), l'aumento del numero dei gommoni utilizzati rispetto ai barconi (da 674 a 1.094).

Quanto all'area di intervento, il rapporto sottolinea che "la presenza di tanti mezzi, l'incremento degli avvistamenti e l'invio delle richieste di soccorso da parte dei migranti dopo la partenza dalla Libia, hanno fatto sì che dal 2012 ad oggi la distanza dalle coste libiche dei punti di intercetto da parte dei soccorritori sia diminuita, arrivando fino al limite delle acque territoriali. Oltre, le autorità libiche, richiedono una loro autorizzazione per consentire l'attività di soccorso".

 

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