Roma - L'Italia vuole giocare un ruolo forte nella partita europea su migranti, traffico di esseri umani e contrasto al terrorismo. Non è un caso se poche ore prima del vertice di Parigi tra Francia, Germania, Italia e Spagna su migranti e Libia, a Roma, al Viminale si è tenuto un incontro tra Marco Minniti e i ministri degli Interni di Libia, Mali, Niger e Ciad: Paesi che guardano proprio all'agenda delineata al summit di Parigi come al possibile "inizio di un nuovo rapporto Europa-Africa". Né è un caso se il presidente francese Macron - che ha definito "la cooperazione Italia-Libia" sui flussi migratori "un perfetto esempio di ciò che vogliamo realizzare" - ha ricevuto all'Eliseo il presidente del Niger Mahamadou Issoufou e quello del Ciad Idriss Deby, poco prima del vertice all'Eliseo.

Questi sono gli stati chiave con cui mantenere aperta l'interlocuzione per gestire il dossier migranti e alcuni aspetti centrali del capitolo terrorismo. Proprio con Libia, Mali, Ciad e Niger, l'Italia, tramite il Viminale ha costituito una cabina di regia chiedendo una stretta cooperazione attraverso una task force delle forze di sicurezza che presto si riunirà a Roma. Sabato 26 agosto Minniti aveva già compiuto un passo in questa direzione incontrando 14 sindaci delle comunità libiche, figure che nel paese hanno notevole peso politico. Ora l'Italia allargherà il dialogo anche alle autorità municipali di Ciad, Niger e Mali, che da parte loro dichiarano di guardare con favore all'accordo di pace tra le tribù del Sud della Libia e al consolidamento dell'area.

Lo scopo di questo processo è realizzare un piano organico di investimenti per quei paesi, che si avvalga anche dei fondi del Trust Fund dell'Ue per l'Africa e garantisca soldi, uomini e dotazioni. In cambio si chiede ai Paesi africani coinvolti un controllo più serrato dei confini terrestri e marittimi, sostenendo la formazione della guardia di frontiera e di quella costiera; e un'azione comune di contrasto ai trafficanti di esseri umani e al terrorismo, su cui l'attenzione in Italia resta ovviamente altissima.

Il fronte umanitario è l'altro importante fronte di questa complessa operazione e chiama in causa in particolare i centri libici per i migranti. Quando il 21 maggio l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, si recò a Tripoli, rimase scioccato per le condizioni dei rifugiati. Proprio dall'impegno e dal coinvolgimento di Unhcr e Oim, caldeggiata anche dal premier Gentiloni, si deve ora ripartire per trovare soluzioni che rispettino gli standard umanitari, migliorando i campi in Libia e realizzandone di nuovi in Niger e Ciad.

E un primo obiettivo, ha spiegato il presidente del Consiglio, sarà "il trasferimento su liste limitate dei migranti che hanno ottenuto diritto di asilo dalla Libia ad altri Paesi africani. I rimpatri volontari sono l'altro canale d'intervento, sostenuto sul piano tecnico e finanziario dall'Ue: la sfida è convincere i Paesi di origine, spesso refrattari, a collaborare.

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