Bruxelles - A pochi mesi dal voto per le europee, l'estrema destra alza il tiro e porta lo scontro sulle politiche migratorie nel quartiere delle istituzioni dell'Ue, a Bruxelles, dove domenica 16 dicembre è andata in scena una protesta violenta contro il Global compact delle Nazioni Unite. Al grido di "prima i propri cittadini", in più di cinquemila, intorno alle 13, si sono riuniti sotto le insegne del leone fiammingo in campo giallo del Vlaams Belang Jongeren, il gruppo giovanile del partito anti-immigrati, sostenuto dall'embrione dell'internazionale sovranista guidata dalla coppia Steve Bannon e Marine Le Pen. Con loro c'erano anche militanti del del Vlaams Block, (sciolto dalla Corte d'appello di Gand nel 2004 per razzismo e riorganizzatosi con un altro nome e statuto), dell'Unione degli studenti cattolici fiamminghi (Kvhv), dell'Associazione studentesca nazionalista (Nsv), dello Schild en Vrienden (movimento di destra xenofobo) e del Voorpost (gruppo nazionalista che vorrebbe l'unificazione delle Fiandre con l'Olanda ed il Sudafrica).

Tutti uniti per per protestare contro il patto dell'Onu firmato a lunedì 10 dicembre a Marrakech, e sollecitato dall'esecutivo comunitario, ma a cui svariati membri tra i 28, Italia compresa, non hanno aderito. E' dovuta intervenire la polizia in tenuta antisommossa, con cariche a cavallo, idranti e gas lacrimogeno, per disperdere le frange violente di un gruppo di 200-300 facinorosi, che hanno fatto degenerare la situazione, al termine di un breve discorso di esponenti del Vlams Belang contro il Compact dell'Onu, ma anche contro il premier belga Charles Michel, che il patto l'ha firmato, a costo di azzoppare la coalizione di governo, con l'uscita dei nazionalisti dello N-va. I manifestanti hanno sparato petardi e cercato di dare l'assalto a palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, dove hanno infranto alcune vetrate della porta usata dal personale, accanendosi subito dopo anche contro la facciata dello Charlemagne, altro edificio delle istituzioni rimasto danneggiato.

SPACCATURE IN EUROPA - Sebbene il tema migranti non fosse neanche quello centrale al vertice Ue del 13 e 14 dicembre, dominato dalla Brexit, sono volati lo stesso gli stracci. Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha denunciato l'ipocrisia di chi chiede frontiere più sicure ma blocca la riforma di Frontex, e ha attaccato con nome e cognome chi come il premier ungherese Viktor Orban diffonde fake news. Persino il Belgio, che sulla questione Global Compact ha perso un pezzo di governo, evoca l'uscita da Schengen per chi blocca la riforma di Dublino sull'asilo. E chiede pure a Bruxelles un'indagine sulla disinformazione diffusa sui social sul patto Onu.

Ciliegina sulla torta, nonostante sei mesi di negoziati, i 28 si sono spaccati ancora una volta su Sophia: la missione Ue nel Mediterraneo, che sarebbe terminata a fine mese, ha ricevuto dagli ambasciatori una proroga tecnica di tre mesi in un tentativo estremo di trovare a inizio anno un'intesa per rivedere le condizioni d'ingaggio, e soprattutto la ripartizione dei migranti sbarcati in Italia. Di fronte a conclusioni Ue ancora più vaghe del solito, dove non ci sono più scadenze né per la riforma di Dublino né per quella di Frontex, Juncker non ha potuto tacere. "Sto perdendo la pazienza", ha sbottato al termine del vertice, "l'elefante nella cristalleria è l'ipocrisia", perché "tutti dicono di volere una migliore protezione delle frontiere esterne" quando sul tavolo c'è la proposta della Commissione per un'Agenzia di guardie di frontiera Ue con 10mila uomini. Eppure, "sono sorpreso di vedere che alcuni Paesi, quelli più interessati, rifiutano questa iniziativa". Tra questi ci sono Paesi proprio come l'Ungheria, ma anche l'Italia, che si oppongono per motivi di sovranità nazionale. Juncker, governi promuovono fake news. "Alcuni dei capi di stato e di governo che siedono al tavolo europeo sono all'origine delle fake news" dai migranti alla Brexit, "ad esempio quando Orban dice che io sono responsabile e colpevole della Brexit" o quando dice che i migranti sono responsabili della Brexit", ha attaccato il presidente della Commissione. Il conto alla rovescia per i Paesi di Visegrad che non vogliono accogliere migranti potrebbe però scattare presto, ha avvertito il premier belga Charles Michel. C'è infatti un "consenso sempre maggiore attorno al tavolo Ue" per mettere fuori da Schengen chi blocca Dublino. Con elezioni europee e legislative in vista in Belgio ma non solo, il tempo della pacatezza è finito: la Commissione Ue, ha chiesto ancora Michel, dovrebbe aprire "un'indagine" sulle "informazioni manipolate" sul Global Compact fatte circolate online "con una volontà deliberata di destabilizzare le democrazie" dei 28.

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