ROMA - Mentre i morti di Covid-19 nel mondo hanno superato il muro dei 1,2 milioni, la seconda ondata dei contagi ormai è così forte da avere incrinato anche le ultime difese erette dai governi contro l'idea di un nuovo lockdown. E pure chi aveva giurato che non l'avrebbe più fatto ora si ritrova di nuovo a chiudere, seppure con formule e gradazioni di severità diverse da Paese a Paese: nei giorni scorsi Francia (che oggi è andata di nuovo oltre i 52 mila casi), Austria, Repubblica Ceca, Belgio; ora Germania, Regno Unito, Portogallo e ampie zone della Grecia. A certificare la gravità della situazione è l'Organizzazione mondiale della sanità. A fronte dei "casi che in alcuni Paesi in Europa e in Nord America continuano a salire", queste regioni si trovano "in un momento critico per agire", ha ammonito il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, anche lui finito in quarantena dopo un contatto con un positivo.

In Germania, che sabato ha toccato il picco di 19.000 nuovi contagi, è entrato in vigore il semi-lockdown deciso la settimana scorsa dalla cancelliera Angela Merkel e dai presidenti dei Laender. Fino alla fine del mese dovranno restare chiusi bar, ristoranti, teatri, cinema, sale da concerto, istituzioni culturali e da intrattenimento, centri sportivi e cosmetici. Restano invece aperte le scuole e gli asili, e i negozi, anche se con restrizioni severe. In vigore anche restrizioni sui contatti: nei luoghi pubblici non possono incontrarsi oltre due famiglie e non più di 10 persone. Misure che potrebbero accompagnare ancora a lungo i cittadini tedeschi. "Abbiamo quattro mesi invernali lunghi davanti a noi" e "la luce alla fine del tunnel è abbastanza lontana", ha allargato le braccia Merkel in conferenza stampa a Berlino. "Dobbiamo essere coscienti del fatto che ci troviamo in una pandemia, e che si tratta di un evento particolare. Si può probabilmente dire che si tratta di un evento che avviene una volta ogni secolo", ha detto Merkel rispondendo alle domande nel giorno in cui in Germania è scattato il semi-lockdown. "Abbiamo quattro mesi invernali lunghi davanti a noi" e "la luce alla fine del tunnel è abbastanza lontana", ha proseguito la cancelliera sottolineando che "questa è come una catastrofe naturale". "La fascia a rischio per il Covid rappresenta fra il 30 e il 50% della nostra società. Non stiamo parlando di una piccola parte di una quota del 2%", ha evidenziato Merkel, difendendo le misure anti Covid dalle critiche degli scettici. "La nostra società ha una grande fetta di persone anziane", oltre ai giovani con malattie pregresse. La cancelliera ha ribadito di non condividere l'idea di dover separare le fasce a rischio dal resto della società, "mentre gli altri festeggiano". E ha aggiunto: "non è vero che non abbiamo strategie di lungo periodo". Citando i test veloci, e la prospettiva dei vaccini, Merkel ha affermato che "progressivamente la protezione sarà sempre più efficace". Merkel ha anche affermato che "si sa dove porta" una crescita esponenziale del virus. "Siamo il continente dell'Illuminismo. La matematica è importante", ha aggiunto. Infine la cancelliera ha affrontato il confronto con la Svezia: che non è un paese paragonabile con la Germania per la densità della popolazione su livello nazionale. Che ci siano dei risultati dal semi-lockdown scattato oggi in Germania "non dipende solo dalle regole, ma anche dal fatto che queste verranno rispettate", ha precisato la cancelliera. Se la curva dei contagi si abbasserà, si potrà affrontare "dicembre, ovviamente ancora sotto regole del corona, ma con maggiori spazi di libertà".

A Londra il premier britannico Boris Johnson ha dovuto difendere di fronte al Parlamento la decisione d'imporre da giovedì un nuovo lockdown nazionale in Inghilterra: una scelta definita "senza alternative", di fronte ai dati e alle proiezioni. Pena il rischio di andare incontro durante l'inverno a un potenziale raddoppio del numero di morti rispetto al bilancio già pesantissimo della primavera. Johnson ha confermato che resteranno aperte scuole, università e quei settori economici come le costruzioni o l'industria manifatturiera nei quali "non è possibile lavorare da casa". Per il resto si potrà uscire solo per esigenze essenziali. Oltre a pub, ristoranti, hotel e negozi non vitali, chiuderanno anche palestre e strutture ricreative, nonché i luoghi di culto salvo che per funerali o matrimoni a numero di partecipanti ridotto. Nell'attesa di un vaccino certificato dalle autorità sanitarie che - ha ammesso Johnson - non sarà disponibile su vasta scala prima del il primo trimestre del 2021.

In Portogallo il secondo lockdown, seppure parziale, scatterà mercoledì e per almeno due settimane coinvolgerà circa il 70% della popolazione. Come in altri Paesi europei, le restrizioni saranno meno severe di quelle imposte in primavera. Le persone potranno spostarsi per andare al lavoro se non possono lavorare da casa e potranno accompagnare i bambini a scuola. I negozi dovranno chiudere entro le 22 e le aziende dovranno adottare orari di lavoro scaglionati. Il governo del primo ministro Antonio Costa non ha poi escluso ulteriori restrizioni come uno stop ai viaggi.

La Grecia ha invece annunciato un lockdown di due settimane nella sua seconda città più grande, Salonicco, dove saranno sospesi anche i voli in partenza e in arrivo. Tutto rimarrà chiuso, tranne le scuole, che anche qui saranno risparmiate. Le ultime restrizioni seguono a dei lockdown localizzati nelle regioni di Kozani e Kastoria, nel nord, e a nuove strette ad Atene e altre città. Il resto del Paese dovrà rispettare un coprifuoco notturno e l'obbligo di usare la mascherina negli spazi pubblici al chiuso.

In Spagna per ora il governo centrale insiste nel non voler prendere in considerazione l'ipotesi del lockdown, ma nelle regioni c'è chi si è già arreso: le Asturie, nel nord, hanno chiesto di autorizzare un confinamento di 15 giorni. E' la prima delle 17 regioni del Paese a richiedere questo provvedimento all'esecutivo centrale.

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