Bruxelles - Stop ai finanziamenti per i progetti di energia da fonti fossili dalla fine del 2021, impegno a sbloccare investimenti per mille miliardi di euro in 10 anni a sostegno di azioni per clima e ambiente, possibile finanziamento fino al 75% delle spese in conto capitale ammissibili per settori come energia pulita, efficienza energetica e rinnovabili. E' la svolta verde annunciata lo scorso novembre della Banca europea degli investimenti, uno dei più grandi finanziatori pubblici al mondo, come emerge dai dettagli della strategia sulle nuove politiche di prestito sull'energia. Il documento è stato approvato dopo un lunghissimo Consiglio d'Amministrazione, in cui siedono Commissione europea e Paesi Ue, al termine di mesi di negoziato. Rispetto alla prima bozza presentata in luglio, i tempi si sono allungati di un anno e sono state garantite deroghe per le centrali elettriche che emettono meno di 250 g di CO2 per chilowatt/ora di elettricità generata. Una soglia molto bassa (attualmente il gas naturale è a oltre 360), che significa che ad avere accesso a finanziamenti saranno solo impianti a combustibile fossile con sistemi per l'abbattimento drastico o la cattura delle emissioni di CO2. In più, la Bei si candida a 'banca del clima' con un ruolo di primo piano nel fondo per la transizione climatica equa annunciato dalla presidente eletta Ursula von der Leyen, con un sostegno finanziario fino al 75% dei costi ammissibili per i progetti in dieci Paesi dell'Est Europa con un mix energetico ancora troppo sbilanciato sulle fonti fossili. Non è bastato a Polonia, Romania e Ungheria che hanno votato contro il documento.

"L'Italia - ha detto il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri - ha votato a favore della nuova strategia, consapevole della assoluta necessità di una azione forte e risoluta a favore dell'ambiente". Anche Germania, Francia e Commissione europea hanno dato il disco verde. Dopo un negoziato tra Paesi di cui si è parlato principalmente delle 'scappatoie' per il gas, ha fatto notizia l'astensione di Austria e Paesi Bassi, motivata dal fatto che la strategia non cambia la politica Bei di sostegno al nucleare.

Nel compromesso ha vinto la linea di una transizione improntata alle diversità delle fonti energetiche. La Commissione europea, hanno fatto sapere da Bruxelles, "ha votato a favore della proposta e ritiene che la transizione verso l'energia pulita debba essere graduale, socialmente equa e basata su una vasta gamma di fonti e tecnologie energetiche".

Le organizzazioni ambientaliste si sono tra chi si aspettava impegni più radicali e chi invece ha visto concretizzarsi una svolta necessaria. Positivo, ad esempio, il Wwf, secondo cui la Bei merita "tanto di cappello". Greenpeace Europa è stata più critica e ha sottolineato che la Banca "continuerà a finanziare gasdotti fino al 2021 e la modernizzazione delle infrastrutture esistenti oltre il 2021, minacciando gli impegni climatici dell'Ue".

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