Barcellona - Dopo la riconquista della maggioranza assoluta in seggi alle elezioni del 21 dicembre, il fronte indipendentista ha iniziato la riconquista delle istituzioni della Catalogna portando il repubblicano Roger Torrent (Erc) alla presidenza del Parlament di Barcellona. E' il primo atto in vista della difficile rielezione di Carles Puigdemont, in esilio a Bruxelles dopo che a fine ottobre Madrid aveva commissariato la regione ribelle decapitandone le istituzioni, alla presidenza della Catalogna.

La seduta costitutiva dell'assemblea catalana, sciolta d'autorità dal premier spagnolo Mariano Rajoy dopo la proclamazione della 'repubblica' il 27 ottobre, è stata tesa e emotiva. Otto dei 135 neo-deputati sono in carcere (come il vicepresidente uscente Oriol Junqueras) o in esilio in Belgio come Puigdemont, inseguiti da un mandato d'arresto spagnolo. Sulle loro poltrone vuote sono stati deposti grandi fiocchi gialli, simbolo della lotta per la liberazione dei 'detenuti politici'. La presidenza provvisoria (il deputato più anziano Ernest Maragall, e i due più giovani, tutti repubblicani) ha accolto la richiesta dei tre detenuti di delegare il voto. Puigdemont e gli altri 4 esiliati a Bruxelles non lo hanno chiesto. Ma il loro gruppo, Junts per Catalonia, lo chiederà per le prossime sedute. Sarà il primo conflitto con Madrid. Rajoy ha avvertito che se Puigdemont potrà votare dal Belgio presenterà un immediato ricorso alla Corte costituzionale spagnola.

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Con Torrent - eletto con 65 voti contro i 56 al candidato unionista di Ciudadanos, Josè Maria Espejo - il fronte indipendentista riconquista la seconda carica delle istituzioni catalane. I due grandi gruppi secessionisti JxCat e Erc si sono anche assicurati la maggioranza assoluta nell'ufficio di presidenza, cui spetterà prendere decisioni chiave sul voto delegato degli esiliati o sull'eventuale 'investitura telematica' di Puigdemont. Torrent, a 38 anni il più giovane presidente del Parlament dalla fine del franchismo, uno dei leader emergenti dell'indipendentismo, ha subito lanciato messaggi di fermezza ma anche di distensione. Ha denunciato la detenzione "assolutamente ingiustificata" dei leader ancora in carcere ma ha anche lanciato appelli al dialogo e alla riconciliazione, accolti positivamente nel campo unionista da popolari e socialisti. Mentre ha irritato la Cup, la sinistra indipendentista, il fatto che non abbia concluso il discorso di investitura gridando solo "Visca Catalunya", e non "Visca la Republica!" come due anni fa il suo predecessore Carme Forcadell. Inizia ora un percorso ad alta tensione per il fronte indipendentista che vuole arrivare all'investitura 'a distanza' di Puigdemont a fine mese. Due settimane di fuoco. Esplicitamente il regolamento non lo consente, né lo vieta. Rajoy ha però avvertito che prolungherà il commissariamento della Catalogna ex-art.155 della costituzione se l'avversario sarà rieletto dall'esilio. Ma se torna in Spagna, rischia di finire diritto in carcere.

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