Berlino - Prima di tutto vengono "gli interessi del popolo austriaco": in sintesi la lezione di Trump è servita, Austria first. Vienna resta tuttavia "parte integrale" dell'Ue e garantisce un "forte impegno europeo". Con questo programma alla mano, Sebastian Kurz, il cancelliere più giovane d'Europa e leader del Partito popolare austriaco (ÖVP), ha giurato con il suo alleato dell'ultradestra del Partito della libertà austriaco (FPÖ) , Heinz-Christian Strache, alla presenza del presidente Alexander van der Bellen.

Nell'elenco del nuovo esecutivo, con cui Vienna scivola decisamente a destra, caselle cruciali come Interni, Difesa ed Esteri sono state assegnate proprio agli oltranzisti del partito un tempo guidato da Joerg Haider. Il diritto di asilo verrà inasprito, il ritorno a Schengen è previsto "solo quando le frontiere esterne saranno sicure", viene promessa più polizia entro il 2020, pene più severe per i crimini sessuali e la violenza. Il pugno duro della destra nazionalista, insomma, nel programma è evidente. Ma si vieta, per i prossimi 5 anni, il referendum sull'Oexit, l'eventuale uscita dell'Austria dall'Ue, e Vienna assicura lealtà ai partner europei, "nel solco del principio di sussidiarietà". In programma ci sono poi gli aiuti annunciati per le famiglie, meno tasse, e l'uscita dal carbone. Entro il 2030, l'Austria vuole puntare su un approvvigionamento energetico, che sia basato esclusivamente sulle rinnovabili.

Centinaia di persone si sono radunate a Vienna per protestare contro l'investitura del nuovo governo di destra. In strada, antifascisti, femministe e gruppi di studenti di sinistra. Sabato 16 dicembre, due mesi dopo le elezioni, il patto di coalizione - 180 pagine che sono l'esito di 7 settimane di trattative - ha incassato l'approvazione unanime dei presidi dei due partiti.

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La preoccupazione che l'Austria diventi una spina nel fianco dell'Ue, avvicinandosi ai paesi Visegrad, è quasi esplicita: tanto che Van Der Bellen ha ribadito che la direzione del governo dovrà essere chiaramente pro-europeista. Kurz, che da ministro degli Esteri della legislatura uscente è riuscito a prendere il potere, virando a destra soprattutto nella gestione dell'emergenza profughi, non ha affatto cambiato linea, dopo la vittoria del 15 ottobre. La decisione di affidare gli Interni a uno come Hebert Kickl, mastino del FPÖ, mostra che l'enfant prodige dei conservatori non ammiccava a destra per una temporanea strategia elettorale. Il governo che ha scelto, dopo aver scartato l'ipotesi di consultazioni coi socialdemocratici dell'ex cancelliere Christian Kern - il quale ha annunciato di voler fare una forte opposizione in Parlamento - è a tutti gli effetti un governo di destra, dove l'ultradestra ha una partecipazione quasi paritaria. Del nuovo esecutivo fanno parte 16 persone: sette ministri e una sottosegretaria del partito popolare ÖVP, e sei ministri e un sottosegretario degli alleati del FPÖ. Oltre al vicecancelliere Heinz-Christian Strache, e a Kickl, la Difesa va a Mario Kunasek, mentre agli Esteri va Karin Kneissl. Ma un team di diplomatici si trasferirà in cancelleria, per seguire la politica europea. L'ÖVP ha una ministra per la Cancelleria, l'Ue, i Media, l'Arte e la Cultura: Gernot Bluemel. Oltre alle Finanze, Hartwig Loeger, l'Economia, Margarete Schramboeck, e la Giustizia, Josef Moser.

Mentre il nuovo governo austriaco si è affrettato a rendere nota la sua "affidabilità" come partner europeo, l'Europa ha tardato - forse casualmente, forse no, in altre occasioni le istituzioni sono state più rapide - a congratularsi con il premier Kurz e la formazione del suo governo. Il silenzio delle istituzioni europee emana la diffidenza verso il partito guidato da Heinz-Christian Strache. L'alleato del 'popolare' Kurz nel Parlamento europeo lo è di Marine Le Pen, di Matteo Salvini, del Pvv di Wilders e dei separatisti fiamminghi. Solo qualche giorno fa, e solo per entrare nel governo, Strache ha rinunciato all'obiettivo di convocare un referendum per portare l'Austria fuori dall'Ue. In compenso, lui fumatore ha cancellato il divieto di fumo nei ristoranti voluto dall'Ue. La "Oexit" non ci sarà, ha assicurato il nuovo governo.

Ma la preoccupazione dell'Ue non si esaurisce lì: dai migranti all'integrazione dell'Unione, le politiche della coalizione turchese-blu sono destinate a scontrarsi con quelle di Bruxelles. E dal momento che l'Austria assumerà la presidenza di turno dell'Ue nel secondo semestre del 2018, i timori di una battuta d'arresto dell'agenda della Commissione europea, in particolare per la riforma di Dublino, sono ancora più concreti. A dare sostanza alle preoccupazioni ci sono le numerose uscite del partito che fu di Georg Haider. L'FPÖ è convinto che l'Europa vada salvata dall'Unione europea, concetto che i suoi alleati in Europa (Front National, Pvv e Lega Nord) hanno ribadito nella riunione delle destre populiste a Praga il 17 dicembre: "L'Ue è un'organizzazione disastrosa che sta uccidendo l'Europa". Anche se l' FPÖ ha rinunciato alle posizioni più estreme per poter sottoscrivere l'accordo di coalizione, la sua matrice anti-immigrazione e contro una maggiore integrazione europea restano.

"E' importante che il programma di governo austriaco non preveda l'uscita dall'Ue, un 'Oexit', un referendum. L'importante è che il neo cancelliere Kurz si muova nella direzione del sostegno all'Europa", ha detto il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani al Tg3. E fa già discutere i'idea ipotizzata da Kurz di concedere il passaporto austriaco agli italiani di madrelingua tedesca o ladina: sarebbe "una mossa velleitaria, non sarebbe una mossa distensiva", ha detto Tajani. L'Europa ha tanti difetti ma "ha chiuso la stagione dei nazionalismi".

Bruxelles, nel frattempo, sarà la prima destinazione del nuovo cancelliere, che nella giornata di oggi incontrerà, oltre a Tajani, anche il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, e il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. "Ho fiducia - ha scritto Tusk in una lettera di congratulazioni - che il nuovo governo continuerà a giocare un ruolo costruttivo e pro-europeo nell'Ue".

"Siamo profondamente preoccupati per la formazione di un governo di estrema destra in Austria. Questo potrebbe avere conseguenze molto pericolose, è un salto nel buio che rischia di riportarci ai tempi più bui della nostra storia", ha affermato invece in una nota il capogruppo socialista Gianni Pittella. "Il gruppo S&D vigilerà su ogni singolo atto del governo austriaco che possa mettere a repentaglio i nostri valori e principi europei: nulla può essere predeterminato ma deve essere chiaro che nulla viene escluso, anche sanzioni o procedure di infrazione se i valori chiave dell'Ue sono minacciati".

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